Sovrascrivere un brano di città. Nuovo TGI di Parigi
Progettisti :
Marco Cante,Armando Di Maio,
Massimo Liparulo, Rosario Maresca,
Antonio Nardozzi,Antonio Pelella
Parigi - Francia
2006
Il progetto nelle sue direttive generali mira alla rifondazione di un brano di città, che ammette differenti livelli di fruizione su un suolo articolato a più quote, e propone un riassetto planimetrico significativo.
La definizione di una nuova quota urbana di progetto (43 m nvp), che non nega ma enfatizza l’esistenza di un sottoposto strato infrastrutturale e produttivo, oramai consegnato al passato della storia urbana della città, ha influenzato il comportamento del nuovo TGI che in parte ricalca e in parte diverge dall’impianto della Halle Freyssinet, instaurando così un dialogo complesso con questa importante preesistenza.
Alla quota di imposta della nuova architettura, così concepita, una sorta di doppione del suolo, posto a circa 12 metri dalla nuova piastra di copertura dei binari, ammette un profilo sagomato ad uncino che racchiude lo spazio di relazione fra l’intradosso del nuovo manufatto e l’estradosso della Halle. In tale spazio di mediazione la copertura della Halle, resa fruibile, è restituita alla città come un ideale prolungamento dell’ ambito urbano impostato alla quota della piastra di copertura del fascio di binari.
La copertura della Halle è infatti praticabile sia in un punto speciale, dove ammette un attraversamento pedonale urbano, sia nella sua estensione generale essendo attrezzata con un set essenziale di passerelle, gradinate per conferenze-stampa, stand di servizio e di supporto.
Tale spazio speciale di relazione fra i due sistemi basamento-copertura, è destinato ai rapporti con i media, che comunicano alla collettività la cronaca e gli eventi legati all’attualità della vita legislativa della città, manifestando la natura complessa del legame che il nuovo TGI instaura con i valori simbolici ed autorevoli dell’istituzione pubblica che intende rappresentare.
Tale spazio speciale di relazione fra i due sistemi basamento-copertura, è destinato ai rapporti con i media, che comunicano alla collettività la cronaca e gli eventi legati all’attualità della vita legislativa della città, manifestando la natura complessa del legame che il nuovo TGI instaura con i valori simbolici ed autorevoli dell’istituzione pubblica che intende rappresentare.
Sul piano architettonico il nuovo Palazzo di Giustizia è così scisso in due entità fisiche fortemente riconoscibili:
- un corpo basamentale caratterizzato dall’involucro brunito e monocromatico della Halle Freyssinet, modificata con alcune demolizioni e forzata in una condizione di scavo alla quota di 33 m nvp. In essa si sfruttano le qualità spaziali delle campate voltate avendo collocato, in forte aderenza con la natura avvolgente delle navate, tutte le aule di udienza di piccolo taglio;
- un lungo corpo inflesso e sovrapposto a questo basamento, che ospita l’ala terziaria e direzionale del TGI che si presenta come un volume unico in pietra calcarea, sorta di gigantesco hovercraft galleggiante su un cuscino d’aria. Esso definisce una spazialità differenziata gerarchicamente dagli spessori dei setti in pietra che inviluppano un volume unico inframmezzato da impalcati più esili.
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La coesistenza fra i due elementi è mediata tramite una palificata distanziatrice in cemento matericamente trattata come l’involucro della Halle - e quindi ricadente nel dominio della parte ipogea - che solleva l’edificio di pietra per una distanza di rispetto che appartiene ad entrambe le parti in gioco.
Se figurativamente i due sistemi rivendicano una forte autonomia e un deciso contrasto, come due architetture che si trovano ad insistere su uno stesso sito in maniera del tutto accidentale e geometricamente sfasata, essi allo stesso tempo si attraggono magneticamente e si compenetrano tramite un meccanismo di sezione che ricerca la coesione fra le diverse spazialità. le modalità di intreccio di tali spazi, infatti, prevedono la sovrapposizione di due edifici ad aula: il primo è costituito dal corpo fossile e mineralizzato della Halle, trattato quasi come un reperto o ritrovamento durante una campagna di scavi, che ammette l’intromissione di architetture più compiute destinate ai rapporti con il pubblico (ausiliari, udienze, colloqui, controlli); il secondo si concretizza nel grande manufatto sospeso in pietra chiara, derivato dall’estrusione di un’unica sezione trasversale captante che convoglia la luce da sud-ovest. Esso è destinato alla struttura direzionale e terziaria richiesta dal programma funzionale, eccetto che alla quota di imposta del nuovo suolo dove trovano spazio altre aule di udienza più capienti e dove è più preciso il legame, anche visivo, che si intrattiene con la parte pubblica sottostante.
In una posizione intermedia al lungo corpo del TGI uno spazio speciale mette a nudo il meccanismo relazionale fra il nuovo manufatto sovrapposto, la Halle preesistente, la modellazione del suolo e la captazione della luce. Per circa 80 metri di lunghezza, corrispondenti alla parte sopraelevata della Halle, uno spazio ad altezza unica ammette l’intromissione di un ponte tralicciato rivestito in cristallo. Destinato a grande giardino pensile esso mette in comunicazione le due ali del polo civile e di quello penale, ed offre alla visione una spazialità interna rivelatrice del meccanismo relazionale fra la Halle ed il suo doppione sovrapposto. La parte centrale aperta alla luce colta dall’alto è filtrata, a sua volta, da un elemento di copertura vetrato regolante anche il microclima. Esso offre dei riverberi di natura simulata agitando delle figure negli spazi interni del TGI. Una pergola fittizia ottenuta dall’inclusione, nello spessore vitreo, di un fogliame artificiale riflettente e fuori scala, sorta di parodia ingigantita di una vite ombreggiante.
All’enfasi di questa macchina della luce si oppone un spazio più raccolto che si concretizza in una piazza di accesso incassata rispetto alla quota della dalle di copertura, dividendo così il foyer di accesso in una parte esterna ed una interna che, in pronunciata continuità, denunciano la nuova condizione sotterranea della Halle Freyssinet.
Margini di transizione costeggiano e filtrano il perimetro del TGI. Sfruttando le differenze di quota, sia esistenti sia di progetto, essi introducono ostacoli fisici e visivi: una vasca d’acqua, in leggera increspatura, corre lungo il fronte rivolto verso l’ambito della Senna ed è sospesa sul fossato alla quota Freyssinet che separa, anche con finalità di sicurezza, l’ambito del TGI da quello del quartiere. Un vuoto di rispetto quindi, in luogo di un recinto, delimita e separa l’ambito protetto del TGI. La vasca d’acqua rientra, inoltre, nel gioco di riflessioni indirette che si vogliono innescare nel portare la luce ai margini e all’interno del nuovo TGI, che per altri versi si oppone con decisione all’introspezione ed alla trasparenza tramite il suo involucro massivo e caparbio. La marezzatura che si ottiene, anche con l’apporto integrativo di luce artificiale, disegna l’intradosso del plafond voltato che illumina la copertura della Freyssinet.
Lo spessore dell’involucro del manufatto presenta assetti variabili nella possibilità di modulare la luce tramite la manovra, pivotante o a pantografo, dei blocchi modulari del rivestimento. La parte lapidea costituisce uno strato di usura del pacchetto dell’involucro, proteggente un curtain-wall interno in acciaio scuro, che si rivela come attico conclusivo dell’edificio. La vibrazione che si determina sul fronte lascia intravedere lo strato più leggero dell’involucro e non tradisce la volontà di lasciare molto compatto e muto il manufatto del nuovo TGI. Essendo molto indiretta la luce così ottenuta negli spazi di lavoro fa gravitare tutta la vita degli uffici verso l’interno che si affacciano al vuoto centrale illuminato dall’alto e si relazionano al muro di spina attrezzato con impianti, cavedi tecnici e feritoie che corre per tutta la lunghezza del manufatto.
Interazione con l’ambito urbano. Costruire il contesto del nuovo TGI
La distribuzione dei pesi e delle gerarchie urbane, ha stimolato il disegno delle funzioni integrative al quartiere. Esse sono necessarie al bilanciamento quantitativo ed alla varietà delle funzioni di questa parte urbana restituita alla città. Un sistema congiunto di spazi aperti ed edifici forma un fronte compatto con l’Avenue de France offrendo alcuni spacchi visivi ed alcuni passaggi che fanno leggere per scorci la problematica mole del TGI. Il Palazzo di Giustizia si relaziona così visivamente all’emergenza della Très Grand Biblioteque ed al tessuto urbano della Zac Charcot-Chevaleret con un sistema incrociato di rimandi visivi. Se il TGI vuole assecondare con un movimento unico e maestoso la mediazione fra la giacitura della Freyssinet e quella urbana dell’Avenue de France, costituendo elemento di ordine urbano, l’impossibilità di percepire integralmente la sua figura continua ed il suo fronte compatto, ne riconducono la presenza ad una scala urbana prossima al quartiere e all’uomo.
Il gioco di slittamenti delle parti in gioco sulla dalle di copertura suggerisce la figura dinamica di una movimentazione di vagoni su un sistema di scambi rievocando la funzione infrastrutturale su cui insiste il nuovo suolo urbano. Le abitazioni presentano un involucro diversificato in ragione dell’esposizione ed è quindi vetrato e fornito di frangisole verso sud-ovest mentre è chiuso e compatto verso nord-est. Il piede delle residenze è plasmato congiuntamente agli spacchi ed agli ambiti verdi offrendo una complessità funzionale che va dalla presenza di uffici a quella di attrezzature sportive, passando per le attività commerciali.
Alla quota della Freyssinet lo spazio aperto sottoposto si smista tra parcheggi, aree verdi, fossati di rispetto e gruppi di risalita meccanica. Il passaggio dal sistema sottoposto a quello emerso della quota dalle di copertura binari, avviene con continuità ed i maniera limpida senza rinunciare alle necessarie esigenze di controllo, isolamento e sicurezza del TGI. Per questo le testate del TGI sono particolarmente studiate nella loro resa figurativa. Esse offrono la possibilità di fruire della struttura pubblica comunicando valori di stabilità, controllo ed equilibrio. La testa e la coda del nuovo palazzo di giustizia sono rispettivamente destinate all’accesso dipendenti ed all’accesso di sicurezza. Essi sono diametralmente opposti rispetto alla corte centrale di ingresso sottoposta che costituisce invece l’accesso al pubblico. La chiarezza nell’individuazione degli accessi non va a discapito delle esigenze di sicurezza che vanno ad allocarsi in spazi avvolgenti la totalità del perimetro del tribunale posizionandosi proprio nello spazio ad uncino sagomato per la definizione del nuovo suolo.
Nonostante le differenze di quota e le esigenze di sicurezza si propone una continuità del tessuto urbano attraverso la passerella Charcot ed il trapasso speciale alla quota di imposta delle volte della Freyssinet oltre che nei raccordi di quota e nella continuità degli spazi verdi. Il TGI si presenta ostile ed inaccessibile ma la conformazione del suo attacco al suolo si contamina con le esigenze di permeabilità e complessità del quartiere e della città.