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Progetti » Progetti Urbani » Napoli. Edilizia sostitutiva - 2005 » Primo Ciclo. Croce di Piperno - 2005

90 alloggi di edilizia sostitutiva a Soccavo

Primo ciclo _ Croce di Piperno

 

ATP
Antonio Pelella _ Tiziana De Rosa

Collaboratori:
render _ Vincenzo Guadagno, Antonio Principale, Enrico Carafa
progetto _ Vincenzo Fiorillo, Lino Iorlano,Roberto D'arienzo, Michela Simonelli, Irene Lettieri

Consulenti:
Marco Cante

Committente:
Comune di Napoli

2005
in fase di realizzazione

 


 
Sintesi dell’evoluzione progettuale_ Processo di pianificazione

Considerando la richiesta, posta dal bando di concorso, della sostituzione edilizia e della rigenerazione urbana, si adotta il principio processuale di pianificazione evolutiva o di progetto incrementale.
Pensare e progettare la città come auspicabile condizione di interventi concreti e puntuali, calibrati ed interstiziali, ma soprattutto continui e diffusi così da costituire laboratorio in progressper elevare gli standard abitativi e della configurazione urbana, di cui le periferie e le città italiane necessitano con urgenza.

Il progetto incrementale è il principio compositivo, nonché la naturale tecnica attuativa, derivabile dalla condizione operativa delle periferie consolidate: nelle smarginature del tessuto, nell’assenza di disegno degli spazi aperti, nella sconnessione fra ambiti distanti o giustapposti. Questo principio punta alla determinazione di inneschi di rigenerazione urbana a partire da interventi circoscritti ma ad alta definizione. La sua tecnica attuativa apre dei varchi, stabilisce prossimità, sutura sconnessioni, propone scarti e slittamenti di senso. Non essendo più proponibile, nella periferia consolidata, progettare in termini di interventi di fondazione, abbiamo dispiegato unprocedimento di natura timbrica, di sottolineatura di valenze possedute dagli ambiti di intervento e non espresse se non attraverso la risposta progettuale, volta a ricercare la filigrana ed il disegno nascosto che il sito implica.


 
 
Lontano da grandi gesti programmatici o fondativi, le aree marginali periferiche necessitano ora di progetti intesi come la costituzione di un sistema di luoghi discreti, di punti nodali ad alta riconoscibilità, oltre che, ovviamente, di un riassetto generale del tessuto connettivo degli spazi aperti. Vittorio Gregotti parlerebbe di interventi urbani intesi come operazioni di alta manutenzione, come riscrittura dell’esistente attraverso innesti parziali e puntuali demolizioni strategiche capaci però di vasti cambiamenti di senso.